"Perché vivi qui , come ci sei finito?"
Così il mio amico, uno dei piu’ cari, quello con cui avevo condiviso anche rischi in alcune discipline sportive a cui, insieme ad altri e con passione, ci dedicavamo.
Pensavo sentendolo: Repetita non juvant !
Da tempo, sono anni ormai, questa la domanda piu’ ricorrente, non fastidiosa ma la sua ripetitività non giova affatto; peraltro cercando di rispondere cortesemente ai numerosi , di volta in volta, non trovo una risposta , anzi, “la risposta”.
Individuo cause e concause , trovo coincidenze e motivazioni, ricordo occasioni e necessità , ma non risposte.
Ma poi……….. è così importante avere una risposta ?
Sono qui , ormai da decenni, e non sono solo; ho coinvolto altre persone , ho reso partecipi di questa scelta soggetti nuovi, alcuni qui chiamati alla vita dal nulla ; sono riuscito a convincere alcuni ad aiutarmi, con altri non ce l’ho fatta.
Anch’io , del resto, sono stato trascinato qui. Volente o nolente vivo la realizzazione di un progetto sognato da un’ altro uomo: mio padre. Ha potuto goderselo per poco tempo.
Però amavo lui, non il suo sogno………………………… ed io ci sono dentro, casualmente immerso, irrimediabilmente sommerso.
Ma volendo io amare ciò che ho e non (necessariamente) volere ciò che amo , da tempo ormai sono legato a questo luogo e non soltanto per il suo fascino o il suo panorama e la sua quiete ma per tutto ciò che comporta volerlo “amare” con i suoi pregi e i suoi difetti, con le soluzioni che offre e , ahimè, con le difficoltà che comporta e tu ben sai che è facile amare ciò che non ti crea problemi.
Comunque cerco di meritarlo.
In tal senso ti rispondo, caro amico, che se un privilegio godi , sappi condividerlo; ecco questa potrebbe essere una risposta.
Per esempio per i Matrimoni che organizzo cerco di fare in modo che gli ospiti , io non amo definirli clienti, si sentano veramente ben accetti, si sentano a casa e di casa; questo , come tu sai , è retaggio della mia vita e dell’educazione ricevuta, questo , come tu sai, non si insegna.
E , bada bene, che non sono il solo; questo “iauts” ispira la nostra accoglienza, quella di mia moglie, dei miei figli e dei miei fratelli ideatori, per altro, di splendide soluzioni estetiche nel Palazzo.
Guarda per esempio la scelta dei colori della Sala Specchi; la Sala Tevere con le sue tele che rappresentano allegoricamente scorci della teverina; gli Stucchi della Sala Arazzo o i soffitti delle altre sale. Ma questo è ciò che si vede, molto di piu’ è quanto c’è dietro e prima: sogni, progetti, programmi, discussioni: pacate, animate e molto animate (ma non feroci) , scelte e realizzazioni, finalmente !
"Si ho capito che ami ciò che hai e sei disposto a farlo amare, a condividerlo ma mi dici come ci sei finito?"
Mio caro è una storia troppo lunga e raccontarla tutta è tedioso: potrà incuriosirti il fatto che lo spostamento della nostra famiglia da Cosenza in questi luoghi è stato causato proprio da un immersione subacquea sul banco di Amendolara dove proprio io e te abbiamo avuto modo di pescare. Fu nel Novembre del 1972, ne parlarono anche i giornali locali, un caro amico di papà perse la vita proprio accanto a me, un brutto ricordo. In quei frenetici frangenti , dove pochi secondi fanno la differenza tra la vita e la morte, papà stette molto male pensando che ero io la vittima e non si riprese subito. L’ opportunità di distrarlo anche dai suoi gravosi impegni di lavoro mosse mio nonno ad investire i risparmi nell’acquisto di un fabbricato in Tuscia. Poi da allora fino ad oggi è una storia che ti narrerò un’altra volta.


"D’accordo , ma come realizzi qui il lavoro, come ti sei organizzato? "
La priorità non è organizzarsi la priorità è il “quid” !
"Non cominciare con le tue dissertazioni , fammi capire semplicisticamente"
Ohhhh ! Stai esagerando, se vuoi ascoltare sono io che parlo, ed il mio linguaggio è uno, uno solo. Comunque te lo spiegherò semplicemente, non certo semplicisticamente: il primo è un avverbio che comporta un pregio, il secondo è solo un avverbio.
Ti dicevo quindi trovare il “quid” , un qualcosa di diverso che possa distinguerti, possa renderti gradevole, possa - piacevolmente – farti ricordare. Bada bene non è una mia esclusiva , questo è appannaggio di tutti, ogni essere umano è unico, l’importante è averne consapevolezza ed in tal senso significa saper offrire e voler condividere se stessi. Gira qui il circondario e troverai ottimi alberghi e splendidi ristoranti, non c’è solo Palazzo Monaldeschi. Molti ne ho visitati e diversi titolari ho conosciuto, tutti lavoratori, tutta gente che si rimbocca le maniche e lavora onestamente; nella stessa Lubriano è una bella gara scegliere chi è piu’ bravo tra gli uni e gli altri.
Dunque io e la mia squadra cerchiamo di offrire al meglio ciò di cui disponiamo. L’imprimatur è il piacere di ospitare, il gusto di accogliere. Devi andare indietro nel tempo , cercando le prime vere forme di turismo “sui generis” : l’ ospitalità verso chi è lontano dalla sua casa, chi è pellegrino, specificamente nel caso italiano verso i romei; per quanto i tempi siano cambiati e direi assolutamente diversi da allora, deve restare fermo quel concetto di accoglienza calorosa, ospitalità necessaria, insomma : possa il tuo ospite essere a casa e di casa, tutto qui ! O se vuoi tutto “quid” !

- Antonio Misasi -